Il cinema e il disturbo delirante di tipo erotomanico
Il delirio è un’anomalia psicopatologica caratterizzata da convinzioni profonde e fortemente sostenute che non trovano possibilità di confutazione nell’individuo che ne è affetto, il quale non solo è impermeabile a qualunque evidenza contraria alla sua credenza, ma addirittura può leggere ogni evidenza come conferma delle convinzioni stesse.
Il contenuto di un delirio può comprendere molti temi differenti, tra questi anche l’amore, come accade nei deliri erotomanici, che riguardano appunto l’idea errata del soggetto che un’altra persona sia innamorata di lui.
Si tratta di deliri non bizzarri, quindi aderenti a un tipo di esperienza condivisa e culturalmente diffusa. I comportamenti, le emozioni e i pensieri dell’erotomane hanno un’attinenza con il normale linguaggio d’amore, ma a differenza di ciò che accade nella vita normale, sono esasperati, accentuati e correlati a false credenze.
Talvolta, purtroppo spesso, l’ossessione amorosa dell’erotomane può sfociare in atteggiamenti criminali, quali lo stalking, l’aggressione fisica o addirittura l’omicidio.
Il funzionamento psicosociale dell’erotomane, a parte la specifica area di azione del suo delirio, non risulta compromesso come quello di altri disturbi psicotici, né il suo comportamento appare chiaramente bizzarro o stravagante, pertanto le persone che non sono bersaglio delle sue attenzioni patologiche possono non accorgersi della gravità e potenziale pericolosità del suo stato.
Benché l’erotomania sia un disturbo che è stato spesso descritto come avente maggiore diffusione tra le donne, il DSM-V indica a livello di prevalenza che “non vi sono differenze di genere significative nella frequenza complessiva del disturbo delirante”.
L’erotomania può manifestarsi sia nei confronti di target “comuni” (persone vicine al soggetto), sia nei confronti di personaggi famosi: un caso emblematico di questa declinazione del disturbo è stato quello di John Warnock Hinckley Jr. e Jodie Foster. Hinckley aveva sviluppato un’ossessione amorosa verso l’allora giovanissima attrice, in seguito alla visione del film “Taxi Driver”, in cui interpretava una prostituta adolescente. Nel film, Robert De Niro interpretava la parte di un reduce di guerra, Travis Bickle, affetto anche lui da un disturbo psicotico. Bickle, arrabbiato con la società statunitense, tenta di uccidere un senatore, in cui vede il suo degno rappresentante, ma viene scoperto e non riesce a portare a termine l’attentato.
Hickley strutturò il suo delirio proprio su questa pellicola e, trasferitosi vicino al luogo di residenza dell’attrice, iniziò a perseguitare la Foster con lettere, poesie d’amore, telefonate, messaggi che infilava sotto la sua porta di casa; non riuscendo a realizzare il suo delirio d’amore decise, per attirare la sua attenzione, di portare a compimento ciò che Travis Bickle non era riuscito a fare nel film di Scorsese: sparare a un personaggio politico. Il suo bersaglio fu il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, che ferì, insieme ad altre persone, il 30 aprile 1981, all’uscita da un hotel.
L’erotomane attribuisce un forte significato a contatti personali anche molto superficiali o addirittura, come abbiamo visto, mai avvenuti prima della nascita del suo delirio; ciò può spingerlo a mettere in atto strategie successive di avvicinamento e contatto con il suo oggetto d’amore. Azioni cortesi o benevole della vittima vengono interpretate, al pari di quelle distanzianti, come dimostrazione del legame con essa. Non importa nemmeno se la persona che è entrata nel suo mirino è all’interno di una relazione stabile.
Un chiaro esempio di questa distorsione della realtà è dato dal film “Il talento di Mr.Ripley”, di Anthony Minghella (1999), tratto dall’omonimo romanzo del 1955 di Patricia Highsmith, già riletto in versione cinematografica nel 1960, con il film “Delitto in pieno sole”.
Tom Ripley (Matt Damon) è un giovane di modesta estrazione sociale, con un buon talento per la musica. Un giorno, ingaggiato come pianista a un party esclusivo, incontra un miliardario, il signor Greenleaf, e avendo chiesto in prestito a un amico, per l’occasione, una giacca dell’università di Princeton, coglie l’opportunità di fingersi un amico del figlio, ottenendo così una proposta economicamente interessante dal ricco imprenditore: quella di andare in Italia e convincere il figlio, abbandonato ai divertimenti e alle dissolutezze, a tornare in America da lui, in cambio di un consistente compenso.
Ripley è un bugiardo patologico: già durante il viaggio incontra una ragazza, Meredith (Cate Blanchett), anche essa figlia di un importante imprenditore, e si spaccia per il figlio di Greenleaf, Dikie (Jude Law). Questa doppia identità, per motivi diversi, lo accompagnerà durante tutta la storia.
Raggiunto Dickie a Ischia, gli rivela strumentalmente il complotto del padre e diventa amico di lui e della sua fidanzata Marge (Gwyneth Paltrow). Dickie è un personaggio psicologicamente complesso, viziato, manipolatore, narcisista, che usa le persone a suo piacimento e le idealizza e le svaluta con una facilità disarmante. Tom se ne innamora e sviluppa un delirio erotomanico nei suoi confronti. Mi stupisce che questa pellicola non venga citata in nessun modo sul web come un classico esempio di erotomania, perché ne ha tutte le caratteristiche: Ripley fraintende ogni gesto di Dickie, si convince che il ragazzo sia innamorato di lui, stringe un’amicizia con la sua ragazza, cerca di stargli vicino in ogni modo e i suoi comportamenti diventano così inquietanti da spingere Dickie, progressivamente, ad allontanarlo. Durante una gita in barca con lui, Tom gli dice di essere stupito della notizia che lui e Marge si sposeranno e Dickie gli dice di amare Marge, nonostante l’abbia tradita, e abbia messo incinta una ragazza che si è tragicamente tolta la vita a causa sua. A questo punto Tom gli dice che Dickie ama anche lui, ma mica se lo sposa, e questa rivelazione del suo delirio spinge Dickie a smontare ogni sua falsa credenza, a insultarlo, a dirgli che non vuole avere più niente a che fare con la sua mente malata. Tom, messo di fronte a questa intollerabile delusione, colpisce con un remo Dickie, ripetutamente, fino ad ucciderlo. Rimane poi a lungo abbracciato al suo cadavere, intriso del suo sangue, in una scena che è tanto disturbante quanto il suo svelato delirio. Solo un amico di Dickie, Freddie Miles (Philip Seymour Hoffman), che sarà la seconda vittima di Tom, e successivamente Marge, capiranno che la scomparsa di Dickie è opera sua. Ripley, dall’omicidio in poi, assume l’identità di Dickie in un intreccio di grande spessore letterario e cinematografico. Le altre persone non si accorgono di nulla, anzi, lo stesso padre di Dickie lo difende, crede in lui ed è convinto che il figlio si sia suicidato; non solo, ma offre a Tom un ulteriore compenso in denaro e giudica le accuse di Marge come la conseguenza della non accettazione della morte del suo fidanzato, come un modo per giustificarla, attribuendone la colpa a qualcuno.
Non ha sospetti neanche l’amico di Marge, che inizia una relazione amorosa con lui e farà le spese della sua ingenuità quando Tom dovrà tornare a nascondere a Meredith la sua vera identità.
Un’altra tragica persecuzione amorosa al maschile è raccontata dal film “L’amore fatale” (2004), tratto dall’omonimo romanzo di Ian McEwan: lo scrittore Joe Rose (Daniel Craig), durante un picnic con la moglie, nota una mongolfiera che ha perso il controllo e insieme ad altre persone che si trovano sul posto corre a prestare soccorso. Nella mongolfiera c’è un bambino e tutti si aggrappano ad essa per mantenerla a terra, invano. Un uomo rimane attaccato e viene sollevato in alto, per poi precipitare al suolo nel momento in cui non riesce più a mantenere la presa. Tra le persone presenti durante questo drammatico incidente c’è anche Jed Parry (Rhys Ifans), con cui Rose scambia qualche parola. Da quel momento Rose diventa oggetto del delirio amoroso di Parry, fanatico religioso, che lo perseguita diventando sempre più invadente, minaccioso e violento. Anche in questo film, come nel precedente, siamo di fronte a un chiaro esempio di delirio erotomanico: Jed è convinto che Joe ricambi il suo amore, nonostante sia impegnato in una relazione stabile ed eterosessuale e ignora tutte le evidenze contrarie alle sue credenze. Anche lui, come Ripley, diventa violento, conseguenza frequente, come abbiamo visto, nell’erotomania.
Nel film “M’ama non m’ama” (2002) è invece una donna, la giovane studentessa Angelique (interpretata da Audrey Tautou) a sviluppare questo tipo di delirio d’amore, nei confronti di Loic (Samuel Le Bihan), un cardiologo sposato, e con tanto di moglie incinta. L’aspetto interessante di questa pellicola è che nella prima parte tutta la storia è raccontata attraverso gli occhi di Angelique e pertanto completamente distorta. Poi la narrazione ricomincia, questa volta attraverso gli occhi di Loic, e solo in questo momento la realtà viene rappresentata.
“Brivido nella notte” (1971) è un film precursore sul tema della psicosi passionale al femminile. Diretto e interpretato da Clint Eastwood, racconta la storia di un dj radiofonico, Dave Garver. Ogni notte, una donna di nome Evelyn (Jessica Walter) chiede a Dave di trasmettere una canzone, “Misty” (il titolo originale di questa pellicola è, infatti: “Play Misty for me”) e inizia a costruire nella sua mente una storia d’amore con lui che non esiste. Il comportamento della donna diventa, via via, più minaccioso e pericoloso, fino a sfociare nel comportamento criminale (stalking, aggressione fisica).
Molti anni dopo l’uscita del film di Eastwood, Adrian Lyne metterà in scena un film su un’altra stalker psicopatica erotomane, “Attrazione fatale” (1987), con Glenn Close e Michael Douglas. Rispetto ai film più recenti citati prima, questo tentativo di descrivere il delirio erotomanico è però meno realistico e più “caricaturale”, benché la pellicola abbia avuto un grande successo nelle sale cinematografiche e possa essere valutata come un thriller d’effetto.
La stessa protagonista, Glenn Close, ha dichiarato in una intervista alla CBS del 2013, che adesso interpreterebbe il suo personaggio in modo molto diverso e leggerebbe il copione con uno sguardo differente. Infatti, benché per la preparazione della parte si fosse consultata con due psichiatri, non era emerso che alla base del comportamento di Alex Forrest ci fosse un disturbo mentale: “I would have a different outlook on that character.” “I would read that script totally differently”. “The astounding thing was that in my research for Fatal Attraction I talked to two psychiatrists. Never did a mental disorder come up. Never did the possibility of that come up. That, of course, would be the first thing I would think of now.” Glenn Close ha sostenuto, nella stessa occasione, che “Attrazione fatale” è stata parte di un intrattenimento spesso teso a una eccessiva semplificazione della diagnosi, del trattamento e della sofferenza alla base dei disturbi mentali (Fonte: CBS News).