Psychofilm

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Film psicologici e psicologia spiegata attraverso il cinema

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Droid House

Droid House è il film che non c’è, ma come per la più famosa isola, chi nega che potrebbe esserci manca di immaginazione, o di amore per le storie.

Non c’è nelle sale, né in dvd, e potete cercarne il titolo su tutte le piattaforme streaming del mondo, ma non lo troverete. Perché Droid House è un progetto, e come tutti i progetti richiede la collaborazione di molteplici risorse, umane ed economiche.

Un progetto che Psychofilm vuole aiutare a realizzarsi, perché Psychofilm crede nell’isola che non c’è, e sostiene da sempre il cinema indipendente.

Girare un film indipendente non è mai semplice, soprattutto al giorno d’oggi, dove sembra che la realizzazione di un film debba essere esclusiva solo di grandi produzioni e multinazionali. Il cinema indipendente è fatto di grandi idee, ed è mosso dalla passione e dalla voglia di raccontare, ma spesso è difficile trovare investitori, finanziatori e sponsor che lo sostengano.

È così che un buon film, originale, non legato ad analisi algoritmiche sui gusti del pubblico ma alla necessità di espressione artistica, al bisogno di lanciare un messaggio, o di creare nuovi stili, unici e particolari, può non vedere mai la luce, mentre produzioni in serie, trite e ritrite, cliché e prodotti che seguono o creano l’interesse medio si diffondono e si confondono nel pensiero unico, tranne, ovviamente, rare e preziose eccezioni.

Un tempo, lo scopo principale di un regista, era quello di fare un film interessante, di esprimersi liberamente senza nessun vincolo, di farsi riconoscere con il suo stile unico e particolare. Molti grandi del cinema sono diventati grandi proprio così, altri non hanno avuto successo, ma hanno comunque detto qualcosa a qualcuno.

Il cinema indie, spesso con mezzi esigui e con risultati di qualità non paragonabile alle grandi produzioni, riesce comunque a sorprendere, a raccontare la realtà in modo vero, non uniformandosi alla cultura predominante ma facendo conoscere culture diverse, oppure a dipingere mondi immaginari in modo diverso e creativo.

Droid House è per ora un progetto, un’isola che non c’è, ma che possiamo iniziare a immaginare e che possiamo aiutare a esistere. Come? Partecipando alla raccolta fondi, anche con un piccolo contributo, condividendo questo articolo o il link alla campagna sui vostri social, oppure dando una mano sul set, per imparare qualcosa o per fare un’esperienza diversa e unica.

Il vostro contributo economico o pratico, ovviamente, non deve avvenire “alla cieca”, pertanto vi do tutte le informazioni sull’iniziativa:

Due ladri, Angelo e Rebecca, si introducono di notte in un appartamento di una ricca famiglia, per rubare oggetti di valore, contando sul fatto che al momento i padroni non sono a casa, ma i malcapitati non hanno fatto i conti con la babysitter, una giovane donna che è stata assunta per svolgere vari compiti, tra cui quello di badare alla casa quando i proprietari non ci sono.

I due malviventi scopriranno presto che la giovane donna è in realtà una pericolosissima serial killer che ha ucciso tutti quelli che vivevano in quella casa, e che la babysitter non è umana; si tratta infatti di un nuovissimo modello di androide super avanzato, indistinguibile dagli esseri umani.

La ricca famiglia ha acquistato il robot dalla Federal Roboti Corporation, un’azienda che si occupa della ricerca e sviluppo sulla robotica, la quale, al fine di soddisfare le richieste dei consumatori, da anni era impegnata nello sviluppo di un nuovo modello di essere artificiale che sarebbe dovuto uscire sul mercato a breve, con lo scopo di sostituire il lavoro svolto dagli umani.

Samantha, il primo modello di questi esseri cibernetici dall’avanzatissima intelligenza artificiale, sembra essere stato venduto con una certa fretta, senza i dovuti test finali. Ciò ha fatto sì che si creasse un bug nel suo programma: l’androide ha fatto un salto evolutivo, sviluppando un’autocoscienza, e un’attrazione per i serial killer, di cui emula le gesta.

Droid House è un fanta-horror tutto italiano, che racconta la lotta tra esseri umani e macchine, con lo scopo di fornire uno spunto di riflessione sociale e politico: in un mondo dove la tecnologia è sempre più invasiva e l’intelligenza artificiale fa sempre più paura, siamo sicuri di andare nella giusta direzione?

Droid House è un divertente slasher che mischia lo stile dei film di fantascienza americani degli anni ‘80 con quello dei thriller italiani degli anni ‘70.

Ho chiesto al regista e sceneggiatore, Leonardo Barone, quale sia l’idea alla base di questo progetto:

Nello scrivere la sceneggiatura di questo film, ho pensato al fatto che ciò che spaventa la gente cambia in base al contesto sociale di quel determinato periodo. Negli anni ‘70, quando film come “L’esorcista” venivano proiettati nei cinema, la gente scappava dalla sala per la paura; ciò è dovuto in parte dal fatto che 50 anni fa l’influenza delle religioni era molto più forte nelle famiglie rispetto ad oggi. Allora era facile spaventare lo spettatore con quelle storie. Oggi non è più così, infatti a vedere film di questo tipo ci vanno anche i ragazzini, facendosi un sacco di risate. Ho pensato a cosa potrebbe veramente inquietare il pubblico oggigiorno. La mia risposta è stata: questo inarrestabile avanzamento dell’intelligenza artificiale di cui non si fa altro che parlare… è davvero una cosa positiva oppure stiamo andando verso il punto di non ritorno? E se nei prossimi anni, quello che eravamo soliti vedere solo nei film, diventasse realtà? Se le macchine dovessero sul serio ribellarsi e iniziare a sostituirci? È questo il messaggio sociale che vorrei mettere nel film.

Sebbene Leonardo sia sempre stato un grande appassionato di tecnologia, crede che negli ultimi anni ci siamo spinti un po’ troppo oltre; la tecnologia ha iniziato a essere troppo invasiva, arrivando fino a cercare di sostituire con i robot molte mansioni che prima erano svolte da normali esseri umani. L’esempio più recente e significativo è il grande sciopero che c’è stato a Hollywood, proprio allo scopo di impedire all’intelligenza artificiale di sostituire addirittura attori e sceneggiatori.

Nel realizzare questo film, il regista si ispirerà a moltissimi film usciti negli anni ‘80, in particolare a quelli di John Carpenter.

Era il 1984 quando James Cameron fece uscire nei cinema “Terminator” un film che divenne subito un cult della fantascienza. Io ero un bambino quando lo vidi per la prima volta alla tv, parlava di un ipotetico futuro dove i robot si erano rivoltati contro la razza umana. A quei tempi una cosa del genere ci sembrava pura fantascienza, oggi non è più così, perché l’ombra dell’intelligenza artificiale ci fa sempre più paura e quel futuro che una volta ci appariva così irrealistico, adesso sembra essere sempre più dietro l’angolo. E se in un futuro non troppo lontano questa AI di cui oggi tanto continuiamo a parlare si ribellasse sul serio al genere umano?

Droid House avrà come scopo principale quello di intrattenere e divertire lo spettatore, ma in generale il messaggio del film sarà che la tecnologia deve aiutare le persone e non sostituirle.

Tra gli attori coinvolti nel progetto, ci sarà Ilaria Monfardini, attrice con una lunga carriera teatrale, che ha interpretato vari generi di ruoli e personaggi: dal vernacolo fiorentino al teatro russo, dalla commedia di Goldoni al Pulp, fino alla messinscena di veri e propri spettacoli a tema horror e thriller. Approdata al cinema indipendente nel 2013, ha recitato in molti film, tra cui alcuni di Pupi Oggiano e dello stesso Leonardo Barone.  

Ilaria Monfardini

Conosciamo meglio il lavoro di Leonardo Barone: dopo i primi esperimenti con i social, nel 2017 realizza un fan film amatoriale sul videogioco Resident Evil che viene selezionato alla settima edizione del FI PI LI Horror di Livorno.

Nel 2018, con soli 50 euro, realizza un lungometraggio di fantascienza amatoriale intitolato La maschera nera che si aggiudica una menzione speciale alla seconda edizione del Tuscany Web Fest e un cortometraggio a metà strada tra un horror e uno sci-fi, completamente girato con il green screen, Black Hole con il quale si aggiudica una menzione speciale al FI PI LI Horror e il premio come miglior scenografia all’Apulia Web Fest.

Sono del 2019, invece, il suo mediometraggio di genere commedia/drammatico (Romeo, un regista a effetto speciale) con il quale si aggiudica il premio come migliore artista emergente all’Apulia Web Fest e quello come miglior regia all’Asia Web Awards, e il cortometraggio horror È solo un gioco, tratto da un racconto dello scrittore Roberto Ricci, con il quale partecipa all’Italian Horror Fest.

Nel 2020 esce 13 Scatti, che si aggiudica il premio “Best Original Concept” all’Apulia Web Fest, e il premio come miglior fotografia all’Asia Web Awards. Il cortometraggio viene proiettato anche a Washington presso il John F. Kennedy Center, in occasione della prima edizione dello YouFilmFest e anche a Hollywood, presso l’iconico TCL Chinese Theatre, in occasione della prima edizione dello Standalone Film Festival. Durante quest’ultimo festival, insieme a 13 Scatti, viene proiettato anche È solo un gioco, anch’esso in concorso.

Nel 2022 realizza un lungometraggio di genere thriller scritto da Ethan Michael Carter, intitolato Negli Occhi Della Preda, attualmente disponibile su Amazon Prime Video (USA, Germania e Inghilterra) e su TUBI (America e Australia). Il lungometraggio si aggiudica il premio come “Miglior Soggetto Cinematografico” al Tuscany Web Fest e il premio “Miglior Sceneggiatura” alla prima edizione dell’International Tuscany Web Fest.

Sono del 2023, infine, due cortometraggi. Il primo è di fantascienza, dal titolo Bersaglio non umano con il quale si aggiudica i premi, “Migliori Effetti Speciali” e “Premio Della Giuria” alla seconda edizione del C.S Film Festival, e il premio come “Miglior Regia” al Tuscany Web Fest. Il secondo è un thriller dal titolo Quello che non vedo, premiato per il “Miglior Montaggio” alla quarta edizione del Tuscany Web Fest. Entrambi i lavori si aggiudicano quattro nomination alla quindicesima edizione di Lawebfest, festival del cinema che si tiene ogni anno a Los Angeles. Quello che non vedo viene premiato come miglior cortometraggio sci-fi/fantasy horror a Hollywood, durante la quindicesima edizione di Lawebfest.

Leonardo Barone

Questo è tutto. Se volete far parte di qualcosa che deve ancora nascere, se siete soliti acquistare mattonelle negli stadi o adottare esemplari di specie in via di estinzione, comprate un mattone della Droid House e adottate un pezzo di cinema indipendente, affinché questo settore della Settima Arte non si estingua mai.

Qui il link alla campagna di crowdfounding.

Laura Salvai

Sono psicologa, psicoterapeuta a orientamento cognitivo-comportamentale, sessuologa clinica e terapeuta EMDR. Amo le storie e mi piace scriverle, leggerle, ascoltarle e raccontarle. Sono la fondatrice del gruppo Facebook "PSYCHOFILM" e la proprietaria di questo sito. Il cinema è per me una grande passione da sempre, diventata con il tempo anche uno dei miei principali impegni professionali.