L’attore e i tre elementi del personaggio
Tra i tanti elementi che possono servire a chi ama le storie e le usa nei più diversi campi ce ne sono tre, in particolare, che possono rappresentare una sorta di bussola in quel terreno incerto e molteplice che sono i desideri, le azioni e gli ostacoli che i personaggi compiono e incontrano nelle loro vicende.
Si tratta di strumenti che un attore ben preparato ha imparato a usare. Non sono destinati a portare a una comprensione assoluta del personaggio – cosa sempre pericolosa da pensare – ma a darci la possibilità di avere una nostra lettura fondata delle cose.
Il primo elemento è che esistono due zone nel personaggio, che vanno insieme e si giocano contro al tempo stesso. La prima è una zona interna, sovente nascosta al personaggio: il suo Bisogno Profondo. Il Bisogno Profondo non coincide con il Desiderio. Il Desiderio pone obiettivi, muove azioni nette, transitive, mirate. Il Bisogno è qualcosa che si sente, spesso inconsapevolmente.
Di solito il personaggio preferisce andare dietro ai desideri piuttosto che ascoltare i bisogni interni. La ragione è puramente economica: per i desideri esistono azioni che possiamo compiere, per i bisogni no. Come distinguiamo desiderio e bisogno in una storia? Con una sequenza di “perché?” debitamente impostati.

Facciamo un esempio.
Un pugile si allena perché vuole vincere l’incontro.
Vuole vincere l’incontro perché in questo modo guadagnerebbe un sacco di soldi.
Vuole guadagnare un sacco di soldi perché così si comprerebbe case e macchine.
Vuole comprare case e macchine perché così lo vedrebbero tutti.
Vuole essere visto da tutti perché così tutti riconoscerebbero il suo valore.
Vuole che tutti riconoscano il suo valore perché vuole essere amato.
E perché vuole essere amato?
Dentro di noi sentiamo l’aggancio con la profondità decisiva: perché tutti vogliamo essere amati.
Questo è il perché quintessenziale, oltre il quale non si può andare.
Quando finiscono i perché, si valica la soglia tra desiderio e bisogno.
E la prova è che per l’ultimo perché non esiste azione che si possa compiere. Puoi allenarti per vincere, puoi comprare case e macchine, puoi mostrarti. E con questo forse sarai ammirato, invidiato, persino temuto. Ma nessuna di queste cose è essere amato. Per essere amato devi solo affidarti all’altro. Ecco il punto: a nessuno di noi fa piacere sapere di dipendere dall’altro. E questo ci porta a mascherare il bisogno profondo con un desiderio arrivabile. Perché mentre il desiderio si persegue con le azioni, il bisogno si segue con il sentire.
Dunque il bisogno profondo è questo primo elemento. Un governo ombra che detta i desideri consapevoli e che non essendo riconosciuto è potentissimo, in quanto non ha opposizione.

Il secondo elemento è la Persona Pubblica.
Spesso viene mal giudicata e intesa come maschera (come dire: quando facciamo finta in pubblico). Ecco, la Persona Pubblica non è questo. È più simile alla carrozzeria di un’auto. Non potremmo andare in autostrada senza carrozzeria e non potremmo avere un consesso sociale se in mezzo a una riunione i moventi profondi, i dolori, le ferite di ognuno erompessero senza un argine. Quando il chirurgo mi opera sta attento a quello che fa attraverso la sua Persona Pubblica che si sta occupando di me, non si lascia andare a una crisi di pianto pensando al suo rapporto con la moglie. Non sta mentendo a nessuno: sta agendo negli argini di quella carrozzeria che rende possibile il viaggio.
Rimane il fatto che questa seconda “base” del personaggio, gli crea non pochi problemi. Perché la Persona Pubblica continua a dire dei no al Bisogno Profondo, che si disinteresserebbe volentieri di tutto quello che c’è fuori, degli obblighi di lavoro, di puntualità e di rispetto della vita comune.
Questa situazione crea una pressione energetica nel personaggio. Dentro di lui forze diverse tirano in direzioni diverse ed è come un carro cui attacchiamo dei buoi: funziona se sono attaccati dalla stessa parte, ma se stanno su lati diversi, tanto più tirano tanto più il carro si sfascia.
Dalla collisione tra queste due forze nasce la scintilla, il terzo elemento di cui volevo parlare: l’Errore Tragico.
L’Errore Tragico non è quella volta che sull’altare abbiamo detto il monosillabo sbagliato. Sarebbe bellissimo se fosse così, ma questo genere di errori non si risolvono con delle pratiche in tribunale. L’Errore Tragico è la risultante della pressione data dal Bisogno Profondo che sbatte contro la carrozzeria della Persona Pubblica. Quel che si genera non è un’azione che si compie una volta, ma qualcosa che continuiamo a fare e che tecnicamente definiamo “quello che si fa mentre si fa quello che si fa”.
Anche in questo un esempio ci può aiutare.

Nel recente “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, Mildred è la madre di una ragazza stuprata mentre moriva. Il suo Bisogno Profondo è quello di essere consolata. Non nel senso romantico del termine, ma nel senso più alto e più vero: ha bisogno di qualcuno con cui condividere questo dolore per lei troppo grande. La Persona Pubblica che finisce per indossare è quella della Guerriera: in mancanza della figlia cerca il colpevole e per trovarlo è disposta a qualsiasi sfida e a qualsiasi solitudine. Il suo Bisogno di essere consolata non può dunque essere espresso liberamente: deve fare i conti con la corazza della Guerriera. Di qui nasce l’Errore Tragico. Mildred accusa. È questo che continua a fare per tutta la storia. Accusa gli Uomini, accusa il Capo della Polizia, accusa i compagni di scuola del figlio, accusa l’ex marito, accusa persino il nano che tanto l’aiuta. Accusa tutto e tutti. E accusando difficilmente si ottengono comprensione e vicinanza. Ecco chiuso il giro delle forze che incastra il personaggio nel suo inferno personale.
Quindi, per sapere di avere in mano il personaggio dobbiamo prendere Bisogno Profondo ed Errore Tragico. Se l’Errore Tragico va in direzione perfetta e contraria al Bisogno Profondo, ci siamo. Il personaggio è nato: un essere che fa tutto quello che non dovrebbe fare per raggiungere quello di cui sente il bisogno.
Se un personaggio è ben scritto, mi troverò magari a disapprovare il suo comportamento – Errore Tragico – e forse anche a provare antipatia per la sua Persona Pubblica. Ma se mi riconosco nel suo Bisogno Profondo, compio una vera esperienza di relazione con un essere umano e sperimento la superiorità della comprensione rispetto alla disapprovazione, dell’empatia rispetto al giudizio.
Perché il Bisogno Profondo è la vera ragione per cui tutto il resto è come è. E ognuno di noi è innocente del dolore che sente. Siamo di fronte a un orizzonte narrativo completamente trasformato rispetto alla configurazione buoni / cattivi con relativi messaggi.
A questo punto mi rendo conto che bisognerebbe considerare qualche scena: recitazione, inquadratura e montaggio, transizioni, fotografia e musica e vedere come danzano insieme rispetto a questa base costitutiva del personaggio. Ma nella mia esperienza questo è possibile solo dal vivo e con qualche ora a disposizione.
Chi volesse approfondire questo tema, può provare a leggere il libro di Susan Batson: “L’Arte di formarsi come attori e di costruire personaggi”. Una scuola per molti attori e per molti registi.