Asia Argento e il caso Weinstein: la violenza in rete
“Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi; è l’indifferenza dei buoni”
(Martin Luther King)
La caccia alle streghe non è mai terminata. La donna è ancora vittima dei moderni inquisitori che popolano il web, colpevole di essere troppo emancipata, troppo forte, troppo debole, di parlare troppo, di non parlare abbastanza, di essere troppo furba o troppo stupida. Cosa c’è di diverso dal Medioevo? Donne insultate, processate pubblicamente, condannate, senza diritto di appello. Vittime che si trasformano in colpevoli, colpevoli ai quali vengono date le attenuanti perché si sa, la donna è seduttiva, ammaliatrice, mente per natura ed è manipolativa. Certo, la sua furbizia ed intelligenza emergono solo quando la si deve mettere alla gogna, per tutto il resto rimane un essere fragile e inferiore all’uomo su tanti aspetti.
Se una donna viene violentata è perché si veste in modo troppo provocante, se invece indossa un paio di jeans non può essere stupro, perché come si fa a togliere un indumento così se lei non era consenziente? Donne suicide perché dopo essere state vittime del revenge porn sono state lapidate sui social, per aver avuto una sessualità troppo libera, come Tiziana Cantoni, che dopo la diffusione di video intimi girati con il fidanzato è stata oggetto delle violenze verbali più inaudite. Anche i media contribuiscono a questi processi pubblici, giornali e tv che dovrebbero dare informazioni giuste, sensibilizzare su certi temi, diventano le prime fonti di distorsione dei fatti, in molti casi.
In questi giorni si sta consumando una nuova esecuzione pubblica, ai danni di un’attrice italiana che ha rivelato i lati oscuri dello show business. Asia Argento ha infatti recentemente diffuso la notizia di aver subito, nel corso della sua carriera cinematografica, molestie e violenze sessuali da parte di uomini con i quali è entrata in contatto per motivi professionali, in particolare da Harvey Weinstein, uno dei più grandi produttori di Hollywood, accusato degli stessi misfatti anche da altre note attrici americane. Leggere i commenti alla notizia, sui principali social, da parte di persone comuni e giornalisti, molte proprio sul profilo Twitter di Asia, fa emergere un quadro davvero sconcertante. Spesso sono addirittura le donne ad attaccare l’attrice e se si pensa alle percentuali statistiche raccapriccianti sul numero di abusi e violenze di cui le donne stesse sono vittime, questi atteggiamenti poco solidali risultano ancora più inspiegabili, almeno se si adotta una visione superficiale.
Esistono due spiegazioni possibili a questi attacchi al femminile:
- Pensare che la vittima di una violenza se la sia un po’ cercata, fa sì che ci si senta più sicure che a noi non accadrà. Basta essere attente, vestirsi in un certo modo, non provocare e tutto andrà bene. Asia Argento è un’attrice, e come tale di certo è una che è scesa a compromessi per fare carriera, perché è noto che se una donna ha successo, in politica, al cinema, in televisione, sicuramente è perché si è concessa a qualcuno. D’altra parte la meritocrazia non esiste, no? Chissà la Cristoforetti o la Rita Levi Montalcini quante cose discutibili avranno fatto, l’una per andare nello spazio e l’altra per vincere il Nobel per la medicina. Pensare che certi eventi capitano a chi se li merita un po’ rende il mondo meno imprevedibile. Se cose terribili possono accadere a chiunque e in qualunque momento non c’è nessuna possibilità di controllo.
- L’accettazione passiva dei pregiudizi e delle discriminazioni sociali spesso causa il disprezzo e l’avversione verso la propria stessa natura. Donne che apprendono l’ostilità verso se stesse fin da piccole, che crescono con modelli interni impregnati dagli stereotipi culturali di genere. Lo stesso processo che accade per l’omofobia interiorizzata.
La maggior parte dei commenti negativi verso Asia presenti in rete si basano su assunti errati, privi di fondamento scientifico. Il mondo virtuale ha scatenato una serie di opinionisti tuttologi che disquisiscono su qualsiasi cosa, senza nessuna competenza. I vaccini, l’educazione sessuale, la legge, la psicologia, lo sport: la domenica tutti arbitri e allenatori, il lunedì tutti medici, il martedì tutti avvocati, il mercoledì tutti psicologi. È un’era in cui l’ignoranza viene ostentata, come un vanto, e la libertà di opinione si è trasformata in violazione della libertà e dei diritti altrui.
Dato che ho competenza sulla psicologia, sulla sessuologia, sul trauma, mi sento in dovere di contrastare la falsa informazione che sta circolando, fortemente diseducativa e violenta nei confronti della protagonista di questa lapidazione mediatica.
Uno dei commenti più ricorrenti sul web è: Asia Argento, Angelina Jolie, Gwyneth Paltrow, non sono donne qualunque. Sono famose, figlie d’arte, determinate. Potevano dire di no, contrastare le “avances”, probabilmente se hanno lasciato che Weinstein facesse ciò che ha fatto, è perché erano malate di successo. Insomma, non era Weinstein ad abusare del proprio ruolo, erano le attrici ad usare lui. Stiamo parlando di un molestatore seriale, di una persona che aveva potere di decidere sulla carriera delle persone, cioè di agire sulla loro professione, importante elemento dell’identità personale. Una persona potente, autoritaria, e il potere e l’autorità sono i principali strumenti di suggestione per creare confusione nella vittima e schiacciarla. Il capo con la dipendente, il medico con la paziente, il professore con la studentessa. Parlo di vittime femminili in riferimento alla notizia specifica, ma ci sono anche casi di uomini molestati sul posto di lavoro.
Chi stabilisce se una donna è in grado di reagire o no a pressioni sessuali di questo tipo? Essere famosa o figlia d’arte non comporta direttamente il fatto che tu sia capace di contrastare l’autorità, magari hai avuto dei traumi sessuali pregressi, magari nel momento in cui la persona ti importunava non ti sentivi abbastanza forte per combatterla, o eri in “freezing”. Freezing è un termine che indica l’incapacità di muoversi a causa di una immobilità tonica. È una strategia utilizzata anche nel mondo animale. Se ci si trova in una situazione che non si può fronteggiare per dislivello di forza (fisica o psicologica), se non si può fuggire o chiedere aiuto a qualcuno, c’è poi una risposta ancora più estrema, quella del fainting: una simulazione di morte, lo strumento ultimo di sopravvivenza. Questo sistema di difesa primordiale, che il nostro cervello ha conservato, deriva dal fatto che la maggior parte dei predatori in natura non si ciba di prede morte. Si tratta in entrambi i casi di meccanismi automatici e non consapevoli, che si verificano spesso nelle manifestazioni a carattere dissociativo.
Vittorio Feltri, giornalista, ha pubblicato un tweet che dice: “Asia Argento denuncia lo stupro venti anni dopo. Memoria di ferro o faccia di tolla”? Non commento l’uscita infelice, che si commenta da sola. È importante però capire che i traumi hanno un impatto fortissimo sull’esistenza delle persone. Alcuni traumi innescano dei meccanismi dissociativi e vengono ricordati solo dopo lungo tempo. Altri possono essere presenti a livello consapevole ma la persona può tenerli a lungo dentro, senza condividerli con altri. Spesso è l’occasione giusta a far decidere la vittima di rivelare il reato subito: essere in una situazione protetta, come quella della relazione psicoterapeutica, avere il sostegno di altre persone che hanno vissuto la stessa esperienza, avere un partner, un famigliare o un amico con cui ci si sente al sicuro. Le molestie sessuali innescano spesso dei sensi di colpa nella vittima, delle paure relative al non essere creduta o compresa. Il numero oscuro di vittime è elevatissimo: vergogna, paura di dover rivivere il trauma all’interno dell’iter processuale, timore di essere colpevolizzati. Le reazioni di attacco alle vittime, di rivittimizzazione, sono una realtà, e questo caso recente lo dimostra purtroppo ampiamente. Per chi non lo avesse visto, consiglio di guardare il film “Sotto accusa”, con Jodie Foster. È un’analisi molto drammatica, lucida e ancora attuale di cosa succede alla vittima di uno stupro che denuncia i propri carnefici.
Denunciare una violenza dopo 20 anni è indice di manipolazione della verità? No. Chi conosce i meccanismi psicologici alla base di traumi come questi sa bene che si tratta di questioni complesse, che molti stanno invece riducendo a interpretazioni soggettive prive di fondamento.
Un altro tipo di attacco alle rivelazioni di Asia Argento è stato: “hai fatto un sacco di foto e scene di nudo, quindi…”. Quindi??? Siamo agli stessi livelli di profondità di chi dice che una ragazza è stata stuprata perché aveva la minigonna.
L’abbigliamento è stato spesso oggetto di analisi nei tribunali, nelle cause relative alle violenze sessuali. La famigerata sentenza dei jeans, a cui ho già accennato, che stabiliva che tale indumento non poteva essere sfilato senza la collaborazione di chi lo portava è simbolo chiaro di due aspetti misconosciuti: il primo è il non riconoscimento del diritto di dire no, in qualsiasi momento (anche quando si è nudi e sdraiati con un’altra persona nuda si può cambiare idea); il secondo è relativo al sistema di difesa automatico che innesca il freezing e il fainting. Una persona paralizzata, svenuta e incosciente o dissociata può essere svestita senza il suo consenso. Senza contare che una donna, sotto minaccia, i jeans se li può sfilare anche se non vuole.
Un altro tipo di accusa che è stata fatta ad Asia Argento è stata che il suo silenzio di 20 anni è stato causa di altre violenze su altre donne, per cui è colpevole. Il colpevole delle violenze sulle altre donne è chi le violenze le ha perpetrate, non chi le ha subite, e al limite quelli del suo entourage che erano a conoscenza dei fatti. Il silenzio della vittima non è un danno deliberato verso gli altri, è legato alla situazione traumatica e alle sue conseguenze emotive, è sofferenza, è mancata elaborazione, è timore delle ripercussioni personali legate alle reazioni degli altri.
Ci sono, infine, dei commenti aggressivi più sottili, quelli che puntano sull’ironia e non sull’attacco brutale, ma che sono altrettanto gravi. Asia Argento può piacere o non piacere come attrice, ma chi usa il caso Weinstein per dire che avrebbe potuto risparmiare a molti le sue recitazioni è allo stesso livello di disumanità degli altri.
Per correttezza ho chiesto ad Asia Argento tramite la sua agenzia se voleva rilasciare qualche dichiarazione per questo blog, o un’intervista, comunicando la mia volontà di scrivere questo articolo. Psychofim è aperto al dialogo, qualora lei volesse, anche in futuro, condividere con i miei lettori il suo punto di vista. Spero che altri personaggi famosi seguano il suo esempio e aiutino le persone a sensibilizzarsi su questi temi, e che l’opinione pubblica cambi con il tempo l’approccio a queste notizie, affinché si smetta di rivittimizzare le vittime di violenza.