“Preti” la serie genialmente folle di Astutillo Smeriglia
Psychofilm è cinema, è psicologia, ma strizza anche l’occhio al teatro e alle webserie e serie tv, perché sono molti gli spazi in cui registi, attori, sceneggiatori si muovono, si esprimono, creano.
La rete che ho costruito e sto continuando a costruire con le diverse professionalità che lavorano in questi campi, per la rubrica “Backstage”, mi ha portata recentemente ad avere uno scontro frontale con una webserie a cartoni, “Preti”, candidata al David di Donatello nel 2013, realizzata da un autore audace e incredibilmente creativo, Astutillo Smeriglia, che oggi conosceremo meglio, ma non troppo, perché il successo a volte è collegato anche a un po’ di mistero, che vogliamo mantenere.
Astutillo Smeriglia non è il tuo vero nome, lo dichiari a grandi lettere sul tuo blog, forse perché ti hanno fatto troppe volte questa domanda, per cui iniziamo subito con il ribadirlo, così evitiamo altre ondate di perplessità.
“Astutillo Smeriglia” è uno pseudonimo che ho inventato quando ho aperto il mio primo blog, ormai undici anni fa. Non ho usato nome e cognome per due motivi, primo perché non mi rappresentano: il mio nome è troppo mascolino, tipo Salvatore, non me lo posso permettere, mentre il cognome è uno di quelli che hanno un significato, e purtroppo un significato non molto lusinghiero. Se uno ha la possibilità di scegliersi un nome tutto nuovo, perché mai dovrebbe continuare a usare Salvatore Tontarelli o Ettore Lottuso? A me sembra molto più vero il nome che uno si è scelto da solo invece che un nome che gli hanno affibbiato i genitori e lo Stato. Il secondo motivo per cui ho preferito usare uno pseudonimo, è che non vorrei mai trovarmi qualcuno sotto casa che vuole uccidermi.
Nella mia vita mi sono spesso sentita dire che non ho il senso dell’umorismo. Il problema è che non rido per le barzellette, anzi, ammetto che provo un certo fastidio vicino alla rabbia e al disgusto quando qualcuno me ne racconta una. Sono una persona incompresa, perché in realtà rido, rido moltissimo, ma per cose diverse dalle barzellette. Ad esempio, mi suscitano risate incontrollate le vignette di Sio, ma soprattutto le persone vestite da pupazzi. Ora rido anche per “Preti”, non so se questo possa lusingarti o no.
Mi lusinga a prescindere. Mi dà molta soddisfazione l’idea di essere riuscito a far ridere qualcuno e, quando succede, non mi pongo ulteriori domande, se una persona ride vuol dire che è stata toccata, missione compiuta. Detto questo, anch’io apprezzo Sio e odio le barzellette. Invece sulla gente vestita da pupazzi non ho ancora elaborato un’opinione precisa.
Sai cosa mi fa ridere dei cosiddetti “Furries”? Il fatto che abbiano un muso privo di espressioni eppure allo stesso tempo molto espressivo. Quando si muovono, parlano, si trovano di fronte a situazioni relazionali di vario tipo, è come se la staticità dei loro tratti all’improvviso potesse essere decodificata dall’osservatore come stupore, rabbia, felicità. L’effetto è strano, paradossale, e rende esilarante qualsiasi azione di questi pupazzi umani. “Preti” mi ha fatto lo stesso effetto: l’umorismo della tua serie non è legato solo ai contenuti dei dialoghi o alle azioni dei protagonisti, ma anche e soprattutto all’inespressività dei loro volti, su cui l’unica dinamicità rilevabile sono i piccoli movimenti delle appena delineate labbra e qualche battito di ciglia. Tale inespressività imprime un sarcasmo continuo ai personaggi. È un effetto voluto e studiato, questo, oppure un semplice epifenomeno o effetto collaterale?
Come si dice, ho fatto di necessità virtù. L’inespressività delle facce nasce prima di tutto da un’esigenza di semplicità. Io non ho una formazione da animatore, anzi disegnare è una cosa che odio, una specie di tortura che ho deciso di autoinfliggermi solo per poter realizzare le mie storielle, per cui non voglio complicarmi la vita cercando di fare cose al di là delle mie capacità. Per fare una faccia è sufficiente un trattino per la bocca, due puntini per gli occhi e poco altro, per esempio il naso è già un di più. Allo stesso tempo questa semplicità mi porta verso quel tipo di umorismo che hai descritto così bene e che piace tanto anche a me: la comicità dell’inespressività.
Il cinema e la televisione hanno spesso ironizzato sulle diverse figure professionali: dal medico della mutua di Sordi, alle forze dell’ordine di “Scuola di Polizia”, e anche noi psicoterapeuti, a partire da Woody Allen in poi, siamo spesso stati dipinti in modo esasperato e spesso irriverente. A parte i film come “Don Camillo” o “Sister Act”, che sono ironici ma dipingono comunque positivamente i rappresentanti della Chiesa, non ci sono molti lavori in circolazione che prendano in giro in modo così sfacciato il clero come “Preti”. Si può ironizzare su tutto, tranne che sulla fede?
Direi di sì, perlomeno in Italia. A questo proposito mi viene in mente un sondaggio del Pew Research Center che ho visto qualche giorno fa, dove si chiede se è giusto permettere alla gente di dire cose blasfeme. Negli USA il 77% dice che è giusto, in Italia solo il 29%, la percentuale più bassa di tutti i paesi europei che sono stati presi in considerazione. A me sembra pazzesco, vuol dire che circa due italiani su tre vorrebbero che lo Stato punisse chi fa una battuta sgradita sulla religione. Cioè una semplice battuta, cioè parole, cioè aria percossa che si dissolve nel nulla dopo qualche secondo, punita col carcere, una multa o, chissà, magari dieci frustate in piazza. È chiaro che in queste condizioni è difficile che la satira religiosa diventi di moda, soprattutto se ha un minimo di cattiveria. Però devo dire che la cosa mi dispiace fino a un certo punto, dopotutto è come per le parolacce in chiesa: più la gente se la prende, più è divertente dirle. E poi, voglio dire, se uno va così in crisi per una battuta su Dio, forse vuol dire che non ci crede fino in fondo neanche lui, altrimenti perché prendersela? Non se la prende Dio che è il diretto interessato, te la prendi tu? Io adoro Bach e credo fermamente che sia il miglior compositore della sua epoca, ma mica mi offendo se qualcuno dice che fa schifo. Penso solo che questa persona non abbia la fortuna di poterlo apprezzare.
Da cosa è partita questa tua idea, così creativa ed audace?
Anche se può sembrare strano per una cosa che s’intitola “Preti”, il centro non è la satira religiosa. Al centro della storia ci sono due personaggi che, in nome di una concezione etica più o meno astrusa, si fanno del male da soli. In questo caso è l’etica di una religione, ma, modificando un po’ la storia, poteva essere l’etica socialista, l’etica vegana o l’etica interista. Poi, in “Ancora Preti”, il centro diventa l’ambizione personale e il potere persuasivo della propaganda. Ho scelto l’ambientazione religiosa solo perché la conosco meglio di altre, dopotutto sono andato a messa per vent’anni, sono stato a catechismo, ho frequentato preti e oratori, ho fatto un certo numero di sacramenti e ho letto la Bibbia, è ovvio che parlare di religione cattolica mi venga più naturale che parlare di etica del turismo.
Matt Groening, mi è venuto in mente lui quando ho visto per la prima volta “Preti”. Il creatore de “I Simpson” prende in giro la società e la famiglia americana in modo intelligente, inserendo nella sua serie molti contenuti culturali, storici, psicologici, e giocando sui luoghi comuni, le credenze, le abitudini, il cinismo e la superficialità delle comunità moderne. “Preti” parte dalla teologia, dalle scritture, dalle regole della Chiesa e mette in evidenza, estremizzandole, le contraddizioni insite nelle credenze e nelle persone che le diffondono e le difendono. È lontano questo paragone con il fumettista americano, rispetto al tuo sentire?
No, non è un paragone lontano, forse solo blasfemo visto che io, Matt Groening, lo metto nel pantheon insieme a Bach, Guido Reni, Ariosto e il panino con la mortadella. Da giovane mi sono formato guardando i “I Simpson” e ricordo che mi sembrava incredibile che una cosa del genere, così corrosiva e sottile, andasse in onda come fosse un cartone animato qualsiasi. Se non li avessi mai visti, non credo mi sarebbe venuto in mente di fare “Preti”. Certo, magari mi sarebbe venuto in mente guardando “I Griffin”, ma senza “I Simpson” non ci sarebbero stati nemmeno “I Griffin”. Probabilmente senza “I Simpson” saremmo ancora a “I Flinstones” (bellissimi).
Per quanto mi riguarda, “Preti” dovrebbe raggiungere la diffusione e il successo de “I Simpson”, perché è altrettanto irriverente e geniale. Peccato, però, che tu abbia annunciato sul tuo canale youtube che la seconda serie, “Ancora preti”, sarà l’ultima. Spero questo annuncio sia solo momentaneamente vero, come le morti nelle telenovela, e che ci siano ancora e ancora e ancora preti. Posso mantenere viva un po’ di speranza?
Ti ringrazio per tutte queste parole così lusinghiere. All’inizio pensavo di scrivere anche una terza stagione dove i due preti s’incontrano nell’aldilà e vanno alla ricerca di Dio, facendo la conoscenza di vari personaggi storici come Napoleone, San Francesco, Hitler, e così via, avevo anche il titolo: “Preti per sempre”, o forse “Preti morti”, poi però ho cambiato idea. Dopo aver passato un anno e mezzo a lavorare su “Ancora Preti”, ora ho voglia di mettere questi due personaggi a riposare e di farne venire al mondo altri che mi interessano di più. Per esempio mi piacerebbe fare “Altoparlanti”, una serie dove ci sono solo due altoparlanti della stazione che discutono del senso della vita degli altoparlanti. La cosa bella degli altoparlanti è che non hanno bocca, occhi e corpo e quindi dovrebbe essere ancora più facile disegnarli.
In “Preti” e “Ancora preti” la narrazione si svolge attraverso l’interazione tra due personaggi principali. Il primo (il prete più vecchio) rimane uguale a se stesso fino alla fine, mentre il secondo assume diversi ruoli, che non elenco per evitare lo spoiler. I due protagonisti sono doppiati da Guglielmo Favilla, attore che ha recentemente lavorato in un film con Ridley Scott e che Psychofilm intervisterà prossimamente, e Fabrizio Odetto, attore e doppiatore. Come è nato questo connubio così perfetto tra queste voci e i tuoi personaggi?
Guglielmo l’ho conosciuto tanti anni fa insieme ai Licaoni, un gruppo di filmmaker livornesi di cui è cofondatore e che fa cose molto piacevoli per la mente e per gli occhi, come la serie Elba o il corto Last Blood, tutto reperibile sul loro canale YouTube. Fabrizio invece l’ho conosciuto dopo, all’epoca in cui stavo disegnando “Preti”. L’ho visto alla Pergola di Firenze, in una commedia teatrale in cui recitava insieme a Guglielmo e faceva tipo dieci ruoli diversi, sembrava di vedere Alec Guinness redivivo. Il contributo di Guglielmo e Fabrizio non si limita all’interpretazione dei personaggi, che già è fondamentale soprattutto in un’animazione così stilizzata come “Preti”, ma insieme limiamo il testo e rivediamo il montaggio. Mi considero molto fortunato a poter lavorare con loro, anche se “lavorare” è forse un termine fuorviante visto che fondamentalmente giochiamo. Con molta serietà, certo, ma giochiamo. E ridiamo a crepapelle, sempre con serietà. È molto facile lavorare con loro perché ci capiamo al volo e abbiamo più o meno lo stesso tipo umorismo, a tutti e tre piace la comicità fatta di sottintesi, sfumature, silenzi ma anche di improvvise esplosioni di non senso. Ma la cosa che più di tutte ci unisce è la nostra grande passione per i ristoranti cinesi.
Fabrizio Odetto è già stato ospite di questa rubrica e in fase di preparazione del nostro dialogo per “Backstage” mi aveva detto più volte di tenere molto al lavoro fatto con te e di volerne parlare nella sua intervista. Non gliel’ho lasciato fare, in previsione di questo incontro con te, ma gli ho promesso che lo avrei coinvolto in questa chiacchierata, per cui prego Fabrizio, ora puoi parlare liberamente!
Per me doppiare, o forse dovrei dire recitare Preti, è stato un onore e una gioia!
Guidati dal genio di Smeriglia, io e il prode Favilla (immancabile compagno di follie), abbiamo avuto la meravigliosa opportunità di sciogliere le briglie e volare liberi sulle ali della creatività. Parlo di libertà perché questa animazione è stata realizzata con un procedimento produttivo particolare, simile a quello delle animazioni straniere: io e Favilla non abbiamo cioè doppiato su un labiale (quando ci siamo trovati in sala le bocche non erano ancora neanche state disegnate), al contrario abbiamo recitato la nostra personale interpretazione del testo (questo naturalmente sempre seguendo il volere dell’autore e rimanendo all’interno di determinati tempi tecnici), i labiali sono stati inseriti solo a posteriori e sincronizzati sul nostro inciso.
In un certo senso, si potrebbe dire che abbiamo recitato come in una presa diretta… Ecco perché i dialoghi sembrano così reali, così veri… perché di fatto non sono doppiati!
Ti racconto un aneddoto divertente, in merito a questa esperienza. Smeriglia ha appena terminato un piccolo montaggio che è stato pubblicato sul suo canale youtube: si tratta di un backstage del doppiaggio di “Ancora Preti”, intitolato “Le anime dei preti”. Nell’ultima inquadratura io sono ripreso mentre canto una canzoncina surreale dal titolo “A tu per tu con Gesù” (semplicemente geniale)!
Devi sapere che quando ero piccolo, a scuola, avevo un insegnante d’inglese che era patito di musical e ce li faceva recitare tutti (Jesus Christ Superstar, Hair, West Side Story). Io ero portato per la recitazione e mi divertivo un sacco a stare sul palco (forse è lì che è nata la mia passione), pareva anche che fossi molto intonato.
Quando ci siamo trovati in sala per registrare, quindi, ero tutto gasato all’idea di poter mostrare le mie doti canore, così ho detto a Smeriglia di andare tranquillo, che bastava che mi mandasse la musica e io l’avrei fatta al volo! Dopo avere inciso qualche take, Smeriglia ha fermato tutto e con un sorriso cortese e accomodante mi ha detto: “Bene! Va benissimo così!”.
Il risultato è quello che si vede nel video: STONATO COME UNA CAMPANA!
Rido ancora oggi a pensare alla faccia di Smeriglia (grande intenditore di musica classica e non) che sorride, con le orecchie accartocciate, mentre si trattiene per non ferire il mio orgoglio e non sciupare l’idea canora che mi porto dietro dall’infanzia.
Rido e mi consolo pensando che alla fine, forse, la canzone era più bella stonata :-)))
Astutillo, hai realizzato anche un’altra miniserie, “Polchinski”, e alcuni cortometraggi d’animazione (“Training autogeno” , che direi essere un cortometraggio sulla masturbazione e sull’eiaculazione precoce, principalmente, e “Il Pianeta Perfetto”, vincitori entrambi del Nastro d’Argento, e “Homo Homini Bisonte”), ce ne vuoi parlare?
Volentieri. “Polchinski” è l’interrogatorio di un’entità invadente e minacciosa a un ometto un po’ sfigato, Polchinski appunto, uno che avrebbe solo tanta voglia di starsene per i fatti suoi, in pratica la storia della mia vita. Di tutte le cose che ho fatto, Polchinski è forse quella che preferisco, anche se può essere apprezzata solo da chi affronta la vita col mio stesso atteggiamento: subire in silenzio.
“Il Pianeta Perfetto” parla di un meraviglioso pianeta abitato da gentilissimi scarafaggi. Sono molto affezionato a questo corto perché è il primo che ha avuto un certo riconoscimento, per esempio ha vinto il premio per la miglior animazione ai Nastri d’Argento.
“Homo Homini Bisonte” racconta la storia della colonizzazione americana dall’interessantissimo punto di vista di uno che non ne sa niente, cioè io. Qui però le animazioni non sono mie, ma di Emanuele Simonelli, un talentuoso illustratore con cui ho instaurato una bellissima amicizia fondata sulle mail, solo ed esclusivamente mail, niente telefono, niente Skype, niente WhatsApp e soprattutto niente vedersi di persona. A volte penso che Emanuele viva dentro il mio computer, o io nel suo.
Invece “Training autogeno” è stato realizzato con la collaborazione dei Licaoni e parla, come hai già detto tu, del vero amore.
Vuoi raccontarci qualcosa di più sul tuo lavoro e sul tuo modo di disegnare e di creare le storie?
Come ho già accennato, odio disegnare. Scrivo per piacere e disegno per necessità, peccato che a scrivere impieghi giorni e a disegnare anni. Se fossi ricchissimo assumerei una squadra di animatori e sfornerei una serie web al mese, ma purtroppo attualmente non sono particolarmente ricchissimo. Le idee per le animazioni mi vengono da sole quando sto facendo altre cose, tipo la spesa o le pulizie di casa, ma principalmente quando sono sotto la doccia, non so perché. Forse può contare il fatto che le mie docce durano un’ora, un’ora e mezza circa. Chiudo l’acqua solo quando la pelle inizia a scollarsi dal corpo.
La tua mente sta lavorando a qualche nuovo progetto?
Sì, una vacanza in Polinesia Francese.
Porta anche Fabrizio, che dopo certe notizie è un po’ stressato …. Fabrizio, fai un bel respiro, lascia andare e dicci cosa non va:
Sono turbato dalla notizia che ho appreso da voi solo ora…..
COSA ODONO LE MIE SVENTURATE ORECCHIE, NON CI SARÁ UN SEQUEL DI ANCORA PRETI?!!!
Diamine, non lo sapevo mica! Ero convinto che presto avremmo potuto riprendere questo meraviglioso cammino verso l’eternità; già mi immaginavo le assurde trovate di Smeriglia nel far dialogare i nostri protagonisti con i più disparati personaggi storici, cogliendo ogni più piccolo pretesto per ironizzare sul destino del genere umano! Il mio cuore piange senza requie per questo lutto prematuro, piange per la perdita di due cari amici che avevamo imparato ad amare, con tutte le loro debolezze…
Ma da umile allievo mi predispongo a rispettare le scelte del maestro, certo del fatto che per ogni avventura che finisce, un’altra ancora più bella si prepara ad incominciare.
Semper Fidelis mi troverà, onorato Ammiraglio! Pronto ad assecondare le sue follie, comunque soffi il vento!
P.S.: ma sei davvero sicuro Smeriglia?! Guarda che se non te la senti di disegnare un disegnatore te lo trovo io! Capirai… per fare il sequel di “Preti” ci sarà la fila! Naturalmente sto scherzando! Fare Preti senza il disegno di Smeriglia sarebbe come fare la Nutella senza Nutella 😉
Volete vedere “Preti”, “Ancora Preti”, “Polchinski” e tutti i cortometraggi di animazione di Astutillo Smeriglia? Iscrivetevi al suo canale Youtube. Molti youtuber di successo sono passati al piccolo e grande schermo, auguro anche a te, Astutillo, che sei già seguitissimo, tanti altri click e like, e di vedere presto i tuoi lavori in tv e al cinema. You deserve it! E Psychofilm sarà in prima fila, quando questo avverrà.