Arancia Meccanica
Arancia Meccanica è uno dei capolavori cinematografici di Stanley Kubrick, tratto, come molti dei film diretti dal grande regista scomparso, da un’opera letteraria (Antony Burgess – “A clockwork orange”).
Per ricordare alcuni altri film di Kubrick ispirati alla letteratura, cito, ad esempio, “Lolita”, tratto dal romanzo di V.V.Nobokov, “Eyes Wide Shut”, tratto da “Doppio sogno” di Arthur Schnitzler (Titolo originale: “Traumnovelle”), e “Shining”, tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King.
L’autore del libro “Arancia meccanica”, Antony Burgess, il 21 febbraio del 1972 scrisse una lettera al “Los Angeles Times”, pubblicata successivamente in appendice al suo romanzo. Nella lettera, egli affermò: “La stampa britannica aveva parlato con una certa insistenza dell’aumento della criminalità. I giovani alla fine degli anni Cinquanta erano agitati e cattivi, insoddisfatti del mondo del dopoguerra, violenti e distruttivi […]. Che fare di questi ragazzi? La prigione o i riformatori non fanno che peggiorarli: allora perché non risparmiare il denaro dei contribuenti sottoponendoli a un facile condizionamento, a una sorta di terapia del disgusto, che generi in loro un’associazione tra l’atto di violenza e il malessere, la nausea, o persino evocazioni di morte? “.
Il protagonista del suo libro, Alex, è il leader di una banda giovanile dedita allo stupro, al furto e alla violenza. Tradito dai suoi compagni, viene catturato ed immesso in un programma di “riabilitazione”; attraverso la “terapia del disgusto” Alex diventa momentaneamente inoffensivo e viene reintegrato nella società.
L’utilizzo di sostanze che provocano la nausea, associate alla proiezione di scene di violenza, fanno sì che egli si senta male ogni volta che si trovi di fronte ad un atto criminale o che tenti di compierlo. La stessa cosa accade quando Alex sente la musica di Ludwig Van Beethoven, che fino a quel momento era stata lo stimolo per le sue malefatte: la Quinta Sinfonia è, infatti, stata utilizzata come colonna sonora delle sue sedute di terapia (battezzata, per questa ragione, “Tecnica Ludovico”).
La storia di Alex si riferisce ad alcune tecniche di condizionamento che furono applicate, in passato, all’interno delle prigioni e degli ospedali psichiatrici criminali.
L’intento dell’autore, non era tanto quello di scrivere un libro sulla violenza, quanto quello di far riflettere su un’idea, quella che è meglio essere cattivi per scelta che buoni per costrizione. Voi cosa ne pensate? Sarebbe giusto creare delle arance meccaniche?