Psychofilm

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Film psicologici e psicologia spiegata attraverso il cinema

Recensioni

The Tale: il dramma dell’abuso sessuale nella narrazione autobiografica di Jennifer Fox


“Le tracce della memoria traumatica non sono organizzate secondo una narrativa logica e coerente, ma in frammenti sensoriali ed emotivi: immagini, suoni e sensazioni fisiche”.
Bessel Van Der Kolk – “Il corpo accusa il colpo”

“Mi chiedono perché non ho raccontato questa storia con un documentario, visto che è la mia specialità. Ma non c’è alcuna prova di quello che mi è successo, tranne che nella mia mente”
Jennifer Fox

“La storia che state per vedere è vera. Per quello che ne so”. Inizia così lo straordinario film di Jennifer Fox, un viaggio realistico e drammatico nella memoria traumatica. Il racconto parte da un racconto (“The Tale”, appunto), scritto dalla stessa Jennifer quando aveva 13 anni, che narra della relazione sessuale avuta con un uomo di quarant’anni, suo insegnante di equitazione.

La Jenny adulta rilegge la sua storia di minore abusata, cercando di ricostruire le sue memorie frammentate. Un dialogo della sua parte adulta con la parte bambina, che si snoda attraverso continui flashback e salti temporali, e il confronto con gli altri protagonisti della tragica vicenda.


“Come mai mi ricordo di loro e non mi ricordo di me stessa? Avevo detto di sì”?

Jennifer inizialmente nega a se stessa di essere stata una vittima, ricorda addirittura di essere stata più grande al momento in cui i fatti si sono verificati, poi inizia gradualmente ad aumentare la sua consapevolezza, soprattutto dal momento in cui sua madre le mostra una foto di come lei era nel 1972 e si rende conto che era solo una bambina. Quella che fino a quel momento considerava essere una convenzionale storia d’amore, inizia lentamente a trasformarsi nella terribile realtà della violenza sessuale.


“Ci raccontiamo delle storie per sopravvivere”

Bill, la persona che ha perpetrato su di lei gli abusi, è l’amante della Signora G, una donna che Jenny scoprirà essere parte attiva della condotta criminale dell’uomo.

“Era lei il tenero gattino che portava a lui i topi”

Il predatore si avvicina lentamente alla sua vittima, facendola sentire speciale, dicendole che i suoi genitori non la capiscono, che lui tiene a lei, per poi coinvolgerla in una sessualità adulta che nessun bambino dovrebbe conoscere.

“Resisti ancora un po’ e sarà tutto finito. Poi non ti farà male mai più”

Jenny dopo ogni abuso va in bagno e vomita. Lui le dice che forse è incinta, ma la bambina non ha ancora avuto il menarca. La memoria corporea inizia a riaffiorare e la Jennifer adulta ricorda le nausee e il vomito e ricorda che il giorno prima di un weekend in cui Bill e la Signora G volevano portarla in un hotel per avere un rapporto a quattro con loro e un’altra ragazza lei si è sentita male, ha avuto la febbre e ha vomitato, facendo sì che la madre annullasse quello che credeva essere un weekend fuori porta per una gara di equitazione. Poche ore dopo, il suo malessere fisico è scomparso.

“Il corpo aveva espresso ciò che la mente non poteva accettare”

“Il corpo ricorda tutto. Qualunque cosa”

Gli adulti intorno alla piccola Jenny sono inadeguati, a partire dalla sua insegnante, che scrive dietro le pagine del racconto portato da Jenny a scuola che se ciò che dice è vero non riguarda una normale relazione bensì una cosa grave, senza però denunciare nulla alle autorità.

La nonna di Jennifer vede la nipote che viene baciata da un uomo adulto davanti a casa, ma non dice nulla ai suoi genitori. Il padre e la madre lasciano che Bill porti con sé la bambina e, anche se sono dubbiosi sul suo modo di comportarsi, non fanno nulla per proteggere la loro figlia.

Benché sia la madre di Jenny a trovare il racconto e a recapitarglielo affinché la figlia possa essere consapevole di ciò che le è accaduto, non sostiene il suo faticoso percorso di elaborazione, bensì fa delle affermazioni responsabilizzanti e colpevolizzanti.


“Eri una ragazzina insolita. Sapevi parlare con gli adulti”

“A te piaceva”? “Mamma, cosa dici”?

L’unico personaggio positivo pare essere il compagno di Jennifer, che riesce a gestire la sua parte bambina traumatizzata e rabbiosa (quella che difende la storia che si è costruita, terrorizzata dalla realtà di ciò che le è accaduto), ponendosi alla giusta distanza e vicinanza e accompagnandola nel cammino di consapevolezza, rispettando i suoi tempi.

“The Tale” è un racconto realistico su come mente e corpo immagazzinano ed elaborano le memorie traumatiche, e coraggioso, perché come dice la stessa Jenny bambina “Io non sono una vittima, sono un eroe”.

Laura Salvai

Sono psicologa, psicoterapeuta a orientamento cognitivo-comportamentale, sessuologa clinica e terapeuta EMDR. Amo le storie e mi piace scriverle, leggerle, ascoltarle e raccontarle. Sono la fondatrice del gruppo Facebook "PSYCHOFILM" e la proprietaria di questo sito. Il cinema è per me una grande passione da sempre, diventata con il tempo anche uno dei miei principali impegni professionali.