Quattro bassotti per un danese
Esistono dei film che sono sempreverdi, e certamente Quattro bassotti per un danese di Norman Tokar nel 1966 é uno di questi. Si tratta di una simpatica commedia prodotta da Walt Disney, che vede come protagonista una famigliola, composta da una giovane coppia e 5 cani: quattro bassotti e un danese, appunto.
Il titolo italiano del film ha snaturato moltissimo il significato di quello originale, “The Ugly Dachshund” (cioè “Il brutto bassotto”), che strizzava l’occhio al titolo del famoso racconto di Andersen.
La storia inizia, infatti, in modo del tutto simile a quella de “Il brutto anatroccolo”: Frances e Mark sono sposati e Frances possiede una femmina di bassotto che adora, Cloe, reginetta di bellezza in concorsi per cani. Quando la cagnetta partorisce, Mark si reca dal veterinario per prendere lei e i suoi 3 cuccioli, e il Dottor Pruitt gli chiede se potrebbe portare a casa con sé anche Brutus, un cucciolo di danese che la madre ha rifiutato, perché non aveva abbastanza latte per nutrirlo. Mark, dopo una iniziale titubanza, si fa convincere a tenere il cane, almeno per il periodo dello svezzamento. Non rivela, però, alla moglie, che il cucciolo che Cloe sta allevando come suo, non é di Cloe, e questo dà vita a una serie di esilaranti equivoci.
Quando Brutus diventa così grande da non poter più essere scambiato per i suoi fratelli, Fran inizia a trattarlo come “il brutto anatroccolo”: i suoi cani sono belli ed eleganti, mentre il danese é impacciato e combina un sacco di guai. In realtà sono i quattro bassotti a metterlo sempre nei pasticci, a fare disastri in casa per poi nascondersi, e Brutus diventa il capro espiatorio più adatto a cui imputare tutte le colpe.
“Non c’è fedeltà che non tradisca almeno una volta, tranne quella di un cane” K.Lorenz
Il problema principale di Brutus é che crede di essere un bassotto e si comporta come tale, creando un grande scompiglio in casa. Fran chiede a Mark di riportarlo al veterinario e il marito la accontenta, anche se è molto affezionato al cane, e questo crea un po’ di distacco nella coppia. Fran, però, si accorge che il marito, pittore, è sempre triste e dipinge continuamente cani danesi; decide, quindi, di fargli una sorpresa e riportarlo a casa, per il suo compleanno.
La convivenza rimane difficile, finché, un giorno, Brutus salva Cloe e Fran cambia opinione nei suoi confronti. Il passaggio successivo é far sì che l’anatroccolo si renda conto di essere, in realtà, un cigno, e l’occasione arriva quando il dottor Pruitt propone a Mark di iscrivere Brutus a una gara di bellezza. Dopo qualche difficoltà iniziale, a causa del persistere dell’identità bassotta in Brutus, tutto si risolve per il meglio, grazie alla presenza di una bella femmina di danese che fa emergere la vera natura del cane di Mark. Brutus stravince alla gara e guadagna, così, un posto di tutto rispetto nel cuore di Fran.
Il film analizza i rapporti tra fratelli e anche le dinamiche della coppia genitoriale, oltre a toccare l’argomento della strutturazione dell’identità personale e della fase di individuazione adolescenziale. La trama è densa di riferimenti all’agonismo, al valore personale, alla giustizia. L’aspetto più interessante è che tutti questi temi sono trattati in modo leggero e divertente, senza che venga perso l’effetto pedagogico sullo spettatore. Una bella storia, non da leggere, ma da guardare, con tutta la famiglia.